Thongs è un incallito giocatore d'azzardo che si accompagna al fedele compare Octopus, fannullone, maritato e donnaiolo. Thongs e Octopus, perseguitati dai creditori, condividono lo stesso appartamento e lo stesso avido padrone di casa, che li ha iniziati al furto e allo scasso. Con la promessa di un generoso compenso, trenta milioni di dollari, vengono assoldati per rapire il bambino di una famiglia facoltosa. Superate le difficoltà della gestione dell'infante, Thongs e compagno finiscono per affezionarsene e per svezzarlo con l'aiuto di Melody, una dolce ed esperta bambinaia. Polizia e gangster reclamano il bambino, sarà l'inizio di una rocambolesca fuga che correggerà la vita dei protagonisti, ravvedendoli definitivamente. Rientrato in oriente e archiviati, almeno per il momento, Hollywood e i suoi studios, Jackie Chan interpreta a colpi di kung-fu una commedia d'azione e melò del regista omonimo Benny Chan. Smessi su sua richiesta i panni del poliziotto dopo New Police Story, Chan porta in scena un fannullone gentiluomo ripudiato dalla famiglia e in cerca di redenzione. L'occasione gliela offre un pargolo di pochi mesi che ha costretto la troupe a lavorare sul set non più di otto ore al giorno comprese le pause, frequenti, per il pisolino. La trama questa volta non è un mero pretesto per esibire la tecnica marziale di Jackie Chan che, ribadita, mantiene tutto lo splendore della tradizione shaolin accanto al respiro occidentale del burlesque. Il film gode di una sceneggiatura ben strutturata, esilarante e insieme toccante, una "varietà" di azione, danza astratta e comicità ammiccante che non mancherà di divertire. La commedia di Benny Chan comprende tutta l'arte di Jackie Chan eseguita personalmente, senza ricorrere agli stunt. C'è l'attenzione per gli spazi, per gli oggetti che lo adornano e che "armano" le mani dell'attore-atleta contro i villain di turno, c'è la sua abilità acrobatica, c'è l'arte marziale utilizzata in forma di balletto e di slapstick e c'è ancora la violenza intesa come formula ritmica che difende dai cattivi. Anche questa volta Jackie Chan inserisce nei titoli di coda scene di stunting mancate, rivelando allo spettatore l'uomo dietro l'atleta, il cuore dietro alla tecnica acquisita all'Opera di Pechino e nel lungo tirocinio cinematografico. Il titolo, Rob-B-Hood, un gioco di parole contratte che combinano "rapire", "bebè" e "Robin Hood", anticipa il plot dell'ennesima ma necessaria "gongfu comedy" rappresentata dalla sua stella più luminosa, Jackie Chan.